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Excavation

  • Valle del Fosso dei Cappuccini
  • Civita Castellana
  • Falerii Veteres
  • Italy
  • Lazio
  • Province of Viterbo
  • Civita Castellana

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Credits

  • The Italian Database is the result of a collaboration between:

    MIBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per i Beni Archeologici),

    ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) and

    AIAC (Associazione Internazionale di Archeologia Classica).

  • AIAC_logo logo

Summary (Italian)

  • Il vasto progetto denominato “Completamento del Polo di Depurazione di Civita Castellana” ha previsto la realizzazione di una composita rete fognante nel centro abitato, con relative stazioni di sollevamento, le quali sono andate ad interessare zone di rilevante entità archeologica. Tali lavori hanno portato anche alla “riscoperta” dell’area sacra denominata “Ninfeo Rosa”, nota agli archeologici dal XIX secolo, ma le cui vestigia ed ubicazione sono andati mano a mano obliate. Le vicine località Cappuccini e Colonnette sono separate da una valle percorsa dal Fosso dei Cappuccini (chiamato nelle mappe catastali col nome di Carraccio di Coccione) la quale va a congiungersi con la gola del Rio Maggiore. In prossimità delle confluenze in quest’ultimo torrente di una serie di corsi d’acqua minori si collocano le celebri aree sacre suburbane di Celle e di Sassi Caduti e, in posizione intermedia tra di esse, il già citato “Ninfeo Rosa”. Quest’ultimo, seppure non toccato direttamente dal nuovo impianto di depurazione, è stato con l’occasione sottoposto ad un intervento di ripulitura dalla vegetazione infestante che ha permesso di esaminare e rilevare per la prima volta il complesso santuariale nella sua pienezza e di inserirlo nel contesto topografico antico. Nel 1873 la scoperta casuale di cinque statuette bronzee indusse il proprietario del terreno, conte C. Antonisi Rosa (da cui il sito prende il nome), ad intraprendere uno scavo archeologico nell’area del rinvenimento; l’indagine permise di mettere in evidenza una serie di strutture e di recuperare un cospicuo deposito votivo. I materiali votivi recuperati attestano una continuità di uso dell’area sacra dall’età arcaica fino alla piena età imperiale, mentre la presenza di alcuni reperti litici e fittili non torniti, dimostrerebbe la frequentazione del sito in epoca molto remota (gli autori che si sono occupati del sito avanzano diverse datazioni: età neolitica o età del bronzo).

  • Nicoletta Cignini  

Director

  • Maria Anna De Lucia Brolli - Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria meridionale

Team

Research Body

  • Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria meridionale

Funding Body

  • Immobiliare Talete s.r.l.

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