La recente campagna di scavo (giugno 2019), in collaborazione tra l’Università di Palermo ed il Polo regionale di Palermo per i Musei e i Parchi Archeologici, ha interessato alcuni ambienti dell’Edificio A, importante emergenza archeologica della città romana conservata nel sito di Piazza della Vittoria a Palermo. L’edificio era stato portato in luce dagli scavi della fine dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento ed i suoi ricchi pavimenti in mosaico erano stati strappati e trasferiti al Museo Archeologico Nazionale. L’analisi stilistica dell’apparato musivo ha permesso una datazione del complesso all’età severiana ma molti sono gli aspetti ancora da chiarire del monumento, in particolare la sua reale funzione e la presenza di eventuali preesistenze nell’area. Oltre all’edificio A, le indagini avevano riportato in luce, ad Ovest di questo, anche i resti di uno stenopos e di un ulteriore domus, l’Edificio B, a cui appartiene il noto “Mosaico della Caccia di Alessandro”, databile al II secolo a.C.

La nuova indagine ha cominciato a gettare luce su questo brano della città antica, così importante per la comprensione del suo sviluppo architettonico ed urbanistico, evidenziando la complessità del palinsesto stratigrafico e l’incidenza delle manomissioni post-antiche. In particolare sono emerse strutture attribuibili ad una grande vasca, in parte già individuata negli scavi di fine XIX secolo, preesistente all’impianto severiano dell’Edificio A, e completamente obliterato nel momento della sua costruzione. Lo scavo ha permesso di confermare, sulla base dell’analisi dei materiali, la tradizionale datazione del grande edificio di III secolo mentre ancora rimane non definibile la sua funzione: l’impianto planimetrico sembra differire da quello di una semplice domus e potrebbe invece essere assimilabile ad una schola.