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  • Montelabate
  • Col di Marzo, fornace
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  • Italy
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Credits

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Monuments

Periods

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Chronology

  • 1 AD - 599 AD

Season

    • The 2012 excavation within a space of some 25 x 40 m introduced 6 trenches over an area identified by both the Superintendency and the September 2010 field survey as a Roman amphora and pottery kiln. Four kilns (two set into each other), three ceramic dumps and a possible workshop area were uncovered. Preliminary analysis suggests a first phase of production of flat bottomed amphorae of the so called Spello/Ostia III, III, 369-370 type as well as more limited firing of coarse and thin walled pottery, dating from the middle of the first century to the end of the second century AD. The workshop continued to produce, albeit at a slower rate, coarse pottery and tiles until the fourth century BC. The same area also contained a late Roman cemetery, as was known from Superintendency reports and field survey in 2010, but no trace was found during excavation. The first kiln measured 3.25 x 3.10m and consisted of the _praefurnium_ and the firing chamber. The second kiln had two phases one inserted within the other where the first was 2.45 x 2.80m and the second 1.25 x 4.0 m with a last firing of tile. The third kiln was set on slightly higher ground and measured 6.15 x 2.30 m and contained a last firing of amphorae and thin walled pottery. There was a notable dump of amphorae located in between the first and second kiln. Another ceramic dump located between kiln 2 and 3 was associated with drystone buildings. A further ceramic dump bordered a local access road.
    • L’area di scavo principale della campagna 2016 consiste in un rettangolo, orientato Sud/Est-Nord/Ovest, che comprende parte del precedente saggio relativo ad una fornace (fornace 2) individuata, ma non scavata nel 2012, e un saggio nella parte centrale, in corrispondenza del quale si è riscontrata un’anomalia di forma circolare pertinente alla camera di combustione di una fornace (fornace 5) individuata tramite prospezioni georadar, condotte dalla British School at Rome. La campagna di scavo ha chiarito il rapporto tra le fornaci, denominate 2A e B. La prima fornace è formata da un muro con paramento a laterizi di forma quasi quadrata costruito contro terra all’interno di un taglio praticato nel banco naturale. Ai lati della camera di combustione sono due muri, costruiti molto grossolanamente con malta, che fungevano da fondazione dei pilastri a sostegno degli archi per il piano forato. Il pavimento della fornace termina al di sotto dei due muri laterali, quindi è probabile che questi facciano parte di un fase di modifica strutturale del manufatto. La seconda fornace, che si impianta appena fuori il prefurnio della prima, chiudendolo e sfruttandone le strutture, aveva la camera di combustione totalmente occupata dalle strutture pertinenti alla camera di cottura collassate e fuse per eccesso di calore insieme a laterizi, ultima cottura della fornace. Orientata E-O la fornace 5 ha una pianta circolare allungata con muri di fondazione realizzati con tegole disposte di piatto con aletta verticale, materiale di risulta (frammenti di anfore) e pietrame di piccola pezzatura. All’interno della camera di combustione, deliberatamente colmata con strati di terreno misto a laterizi, tegole e scarti di produzione ceramica, era conservato tra gli ultimi due pilastri crollato, ma in posto, il setto di arco che li congiungeva. Come giá osservato nel 2012, una prima fase di produzione riguardava principalmente anfore a fondo piatto del tipo Ostia III, 369-370- II, 251 e probabilmente anche ceramica comune. L’officina, se pur in maniera ridotta, ha continuato a produrre ceramica comune e laterizi fino al IV-V secolo d.C.
    • La campagna di scavi 2017 ha indagato tre aree distinte. La prima ha riguardato lo scavo della fornace 2B (saggio 12) già parzialmente scavata nel 2012 e 2016 al fine di chiarirne la struttura. Nella seconda area (saggio 5) lo scavo ha interessato l’unico edificio fino ad oggi individuato nel sito e già parzialmente indagato nel 2012. Infine la terza area di scavo (saggio 11) è stata posizionata vicina alla Fornace 1, in corrispondenza di un’anomalia individuata dalle prospezioni magnetometriche, condotte sul sito nel 2010 dall’Università di Cambridge. Lo scopo di questo saggio era quello di verificare l’eventuale presenza di un’altra fornace. Nel saggio 11 lo scavo si è concentrato sulla porzione meridionale della fornace 2B, nel settore esterno al prefurnio e sui due muri laterali realizzati in pietre e laterizi legati da malta. Al di fuori del prefurnio si è individuato uno strato di tegole molto esteso che può essere interpretato come una tettoia funzionale alle lavorazioni e costruita al di sopra del prefurnio stesso. Si tratta di una fornace a pianta rettangolare allungata, di oltre 8 metri, la quale diverge da tutte le altre per la tecnica costruttiva, con muri in pietre e frammenti di laterizi reimpiegati legati con malta e deve, pertanto, essere ritenuta la struttura produttiva più tarda costruita nel sito. Le fosse di fondazione dei muri laterali di spessore di oltre 80 cm erano tagliate direttamente nel banco argilloso, funzionali a mantenere il calore durante la cottura. Lo scavo nel saggio 5 ha rimesso in luce tutta l’estensione dell’edificio che ha, rispetto ai dati precedenti, una quarta parete verso nord, parzialmente emersa mentre all’interno era presente un battuto pavimentale, la cui preparazione era costituita da frammenti di tegole e ceramici. La copertura era a tegole, come dimostrato dai crolli sopra il battuto. Si è osservato che i muri sono costruiti in fondazioni tagliate direttamente nel banco di argilla. La tecnica costruttiva, con il reimpiego in fondazione di materiale precedente, tra cui laterizi ed un blocco di cocciopesto, suggerisce una datazione tarda per questo edificio, le cui funzioni sono da mettere in relazione con l’attività di produzione dell’area. Il Saggio 11 prosegue e amplia lo scavo della Fornace 1 iniziato nel 2012 ed a est di quest’ultima, in corrispondenza dell’anomalia delle prospezioni geofisiche, si è scoperto un complesso formato da tre strutture: una fornace rettangolare con camera di combustione e piano forato, in buono stato di conservazione, denominata Fornace 6, affiancata da un ambiente formato da tre muri in laterizi e probabilmente una fornace più antica di forma circolare (Fornace 7), parzialmente distrutta dalle strutture successive. La campagna di scavi 2017 ha permesso di precisare che tra le produzioni delle fornaci ci fossero principalmente anfore a fondo piatto del tipo Ostia III, 369-370- II, 251 e in misura minore anche pareti sottili e ceramica comune. La continuità produttiva di questo sito è attestata da numerosi scarti di laterizi e di forme che imitano la ceramica africana da cucina, datate tra III secolo e la prima metà del V secolo d.C.
    • Le ricerche della campagna di scavo 2018 sono state limitate al completamento dello scavo della fornace 6, l’ultima individuata nel corso della campagna scavi 2017 e della fornace 1 scavata parzialmente nel 2012, sia all’interno che all’esterno del prefurnio, e toccata nel 2017 per interventi parziali all’esterno del prefurnio. La fornace 6, scoperta nel 2017 e rimessa in luce nello scavo 2018, ha pianta rettangolare e risulta la meglio conservata. Sono preservati tutti e cinque gli archi, che costituiscono la parte strutturale portante del piano forato, il buono stato di conservazione di questa struttura è dovuto, molto probabilmente, al precoce abbandono, infatti il praefurnium fu obliterato con un riempimento di pietre, il cui paramento esterno, a faccia vista, era stato costruito per creare un’area di lavoro all’esterno della fornace 1

FOLD&R

    • Letizia Ceccarelli – University of Cambridge. 2021. Nuovi dati di scavo sulla produzione di anfore in Umbria tra Tevere e Chiascio nel I e II secolo d.C. . FOLD&R Italy: 508.

Bibliography

    • L. Cenciaioli, 1984, Relazione. Perugia. Montelabate. Sopralluogo del 11/7/84.
    • L. Cenciaioli, 1985, Relazione. Perugia (Pg). Montelabate, Sopralluogo.
    • L. Cenciaioli, 1986, Relazione. Perugia (PG) Montelabate. 31 Luglio 1986.
    • S. K. F. Stoddart, M. Baroni, L. Ceccarelli, G. Cifani, J. Clackson, F. Ferrara, I. della Giovampaola, F. Fulminante, T. Licence, C. Malone, L. Mattacchioni, A. Mullen, F. Nomi, E. Pettinelli, D. Redhouse & N. Whitehead, 2012, Opening the Frontier: the Gubbio – Perugia frontier in the course of history. Papers of the British School at Rome, 80: 257-94.
    • L. Ceccarelli, 2017, Production and trade in central Italy in the roman period: The amphora workshop of Montelabate in Umbria. Papers of the British School at Rome, 85: 109-141.
    • Ceccarelli, L., Rossetti, I., Primavesi, L. & Stoddart, S., 2016, Non-destructive method for the identification of ceramic production by portable X-rays Fluorescence (pXRF). A case study of amphorae manufacture in central Italy. Journal of Archaeological Science: Reports, 10: 253-262
    • Ceccarelli L., Bellotto, M. Caruso, M., Cristiani, C., Dotelli, G., Gallo Stampino, P., Gasti G. and L. Primavesi (2018). Characterisation of clays and technology of Roman ceramic production. Clay Minerals Journal of Fine Particle Science, vol. 53, issue 3, 413-429.
    • L. Ceccarelli, 2018, ‘La terra cruda in Italia come materiale da costruzione in ambito architettonico e produttivo di epoca antica. In Sabbadini S, (ed) 2018 Terra Magazine. Milano, Di Baio Editore: 30-42.