The excavations at Covolo di Natale concentrated on an area of about 5 m2 and continued the investigation of the only known occupation level (US 7), intercepted during the 2014 campaign. The occupation layer produced a large quantity of materials, both lithic industry attributable to the Quina Mousterian culture and animal bones showing butchery marks or marks indicating their use in lithic production. Of particular interest among the lithic implements were the scrappers, mainly laterals, and numerous flakes with the typical Quina re-touch, graduated, flaked and direct, attesting the frequent reworking of the edges to render the tool reusable. A preliminary analysis indicates the raw materials were good quality, which probably mainly from the Lessini Mountains and the Euganei hills and to a lesser degree from the San Pancrazio deposit in the Berici hills. A small number of these implements (about 10) had been in contact with fire and were therefore selected for TL dating, which will be carried out in collaboration with the physics department at Cologne University. Sediment samples were also taken as part of this innovative research that could provide a chronological outline for the occupation, and dosimeters were inserted into the sections. The bones were mainly from large ungulates (bison, megaloceros and deer), with rare examples from carnivores (mainly bear and wolf). The preliminary taphonomic analyses revealed intense hunting and butchering exclusively of herbivores and an intense use of the diaphyses as striking implements in the production or reworking the edges of the stone tools.

La campagna di scavo archeologico al Covolo di Natale si è incentrata su un’area di circa 11 mq e ha permesso di continuare ad indagare l’unico livello antropizzato (US 7) rinvenuto, intercettato già durante le campagne del 2014 e del 2015. Lo strato antropico ha restituito una grande quantità di materiale costituito sia da industria litica riferibile al tecno-complesso musteriano Quina, sia da reperti osteologici animali recanti chiare tracce di macellazione da parte dell’uomo o di utilizzo nell’ambito della produzione dei suddetti strumenti litici. Tra gli strumenti litici, di particolare interesse sono i raschiatoi, soprattutto laterali, e numerose schegge che presentano il caratteristico ritocco Quina, scalariforme, scagliato e diretto, che testimonia il ravvivamento frequente dei margini, finalizzato al riutilizzo dello strumento. Ad un’analisi preliminare, la materia prima sembra essere di buona qualità, probabilmente proveniente per la maggior parte dai Monti Lessini e dai Colli Euganei e in misura minore dal giacimento di San Pancrazio, sui Colli Berici. Per quanto riguarda il materiale osteologico, i reperti sono riferibili prevalentemente a ungulati di grandi dimensioni (bisonti, megaceri e cervi) e a rari carnivori (prevalentemente orso e lupo). Una prima analisi tafonomica, ha rivelato un’intensa attività di caccia e di macellazione che ha interessato esclusivamente gli erbivori e un altrettanto intenso utilizzo delle porzioni diafisarie come percussori nell’ambito della produzione o del ravvivamento dei margini dello strumentario litico. Attualmente in corso e di grande rilevanza sono le analisi sulle tracce d’uso e sui microresidui organici su strumenti in selce e su campioni di sedimento, portate avanti in collaborazione con l’Università di Tel Aviv. Di notevole importanza è anche la collaborazione avviata con il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, che renderà possibile l’individuazione e l’estrazione di DNA o di parti di esso direttamente dal sedimento del livello frequentato.