Il perimetro urbano della greca Leontinoi, la cui articolazione topografica è descritta nelle sue linee essenziali da Polibio, comprendeva la valle San Mauro e le adiacenti alture dalla forma allungata di Metapiccola-Castellaccio-Tirone ad Est e colle San Mauro ad Ovest, estreme propaggini settentrionali dell’altopiano ibleo protese verso l’attuale Piana di Catania. Per chi proveniva da quest’ultima, gli antichi e fertili Campi Leontini estesi a Nord della città, l’ingresso all’area urbana doveva avvenire attraverso la porta aperta nelle fortificazioni che sbarravano l’imboccatura settentrionale della valle. I primi rinvenimenti di imponenti strutture murarie, nel 1987, segnano l’inizio delle ricerche archeologiche in questo settore della cinta urbica. Le campagne di scavo condotte nel periodo 1987-1995 e sistematicamente dal 2009 ad oggi hanno permesso di documentare un periodo di frequentazione dell’area estremamente lungo, compreso tra l’antica età del Bronzo e l’età moderna. Le fasi più antiche sono documentate esclusivamente da materiali ceramici rinvenuti in strati di formazione più recente. I resti monumentali più cospicui sono pertinenti alle fortificazioni ellenistiche (fine IV-prima metà III secolo a.C.) erette a difesa della porta nord della città calcidese. Dopo la conquista romana (214 a.C.) le fortificazioni vennero parzialmente demolite e l’area, attraversata da una strada che si inoltrava nella valle scavalcandone i resti, venne occupata da edifici documentati da lacerti di muri e di pavimenti in cocciopesto. Tra la fine dell’età bizantina e l’età altomedievale (fine VIII-primi decenni IX sec. d.C.) si procedette ad un’ulteriore spoliazione delle parti rimanenti delle strutture greche ed alla definitiva obliterazione delle strutture più antiche con un intervento di livellamento e terrazzamento dell’area. Alcune strutture (muro, pozzo) e materiali ceramici documentano la frequentazione dell’area in età medievale (XI-XIV sec.). L’ultima fase è segnata dalla presenza di un edificio rurale d’età moderna, i cui strati di crollo ne indicano l’abbandono in seguito al sisma che nel 1693 devastò gran parte della Sicilia sud-orientale.