Summary (Italian)
Nel corso della campagna di scavo 2016, l’Università di Padova ha ripreso le indagini archeologiche nelle necropoli fenicie e puniche, situate in quel settore di abitato antico posto al centro del promontorio, nell’area già occupata dalla base della Marina Militare.
Le attività di scavo hanno consentito di mettere in luce nuove sepolture, che dimostrano come la necropoli ebbe una lunga continuità di vita, dall’epoca arcaica fino almeno alla media età imperiale, caratterizzata da una coesistenza, seppur a diversi livelli cronologici, di due sepolcreti con differenti riti funerari (incinerazione ed inumazione).
La Tomba 11 si configura come un taglio di forma rettangolare operato nel banco roccioso. Sul fondo della tomba fu ubicato l’accumulo di ossa calcinate del defunto, frammiste a terra di rogo, mentre in corrispondenza dei lati brevi del taglio, venne disposto il corredo fittile, costituito da una brocca ad orlo espanso in red-slip, due ollette monoansate non tornite e un’anforetta in bucchero (seconda metà del VII secolo a.C. circa).
La Tomba 21 è una sepoltura ad incinerazione apprestata entro un taglio praticato nel banco arenitico. Tale sepoltura fu parzialmente sconvolta in età romana, ma ha restituito alcuni piccoli frammenti di ossa combuste, nonché il collo e l’orlo di una brocca a fungo.
La Tomba 16 è una sepoltura arcaica che si conservava quasi integralmente; si è potuta accertare la presenza dei resti di un incinerato le cui ossa non dovettero essere state bruciate ad alte temperature. Queste furono poi ritualmente addossate ad un’olletta fittile monoansata deposta in un angolo al fondo del taglio (pieno VII sec. a.C.).La Tomba 18 si componeva di un profondo taglio nella roccia sterile che progressivamente si andava restringendo. Il taglio era a sua volta sigillato mediante una grossa lastra arenitica lavorata e lisciata, mantenuta stabile e in piano grazie ad alcuni elementi di zeppatura ai lati e immediatamente al di sotto di essa. All’interno, al di sotto del terreno di infiltrazione, sono stati rinvenuti numerosi frammenti ossei combusti, cui era associato un corredo, composto da due ollette monoansate sovrapposte l’una all’altra, una brocca ad orlo espanso e una brocca trilobata con ansa spezzata ritualmente (pieno VII sec. a.C.).
Parallelamente allo scavo delle incinerazioni fenicie, l’indagine si concentra su una tomba ad ipogeo con copertura in lastre litiche, realizzata sul banco arenitico (Tomba 8). Nel pozzo di accesso sono stati riscontrati consistenti livelli di riempimento a matrice limo-sabbiosa caratterizzati dalla presenza di numerose ossa umane; nel settore più occidentale del pozzo tale dispersione lascia il posto ad una deposizione umana di cui rimane la sola porzione superiore, con evidente connessione anatomica a livello vertebrale e toracico e cranio reclinato all’indietro. Poco oltre ed alla stessa quota, viene individuato un ulteriore accumulo di ossa umane, accatastate a ridosso della parete di fondo del pozzo. Entrambe le deposizioni poggiano su un sottile strato terroso che copre un’estesa massicciata formata da blocchi lapidei di varie dimensioni. Ad una profondità di circa 1 m dai lastroni di copertura, il pozzo si restringe formando una banchina di circa 30 cm di larghezza, sotto la quale si apre un’ampia anticamera. Lungo il lato breve occidentale si apre invece la porta di accesso alla camera funeraria, disassata rispetto all’asse della tomba. Il materiale rinvenuto tra i numerosi scapoli lapidei è riferibile ad un contesto tardo-imperiale.
Anche la Tomba 9 fu realizzata mediante un taglio nel banco arenitico. La fossa si presenta coperta da due lastre in arenaria, alloggiate entro una risega realizzata nel banco roccioso. L’attività più antica finora documentata vide la deposizione di tre individui inumati: un bambino è collocato al di sopra della porzione pelvico-lombare di un adulto; di un terzo inumato, collocato leggermente a nord-ovest dei precedenti, sono state finora individuate esclusivamente le ossa dei piedi e la porzione inferiore di tibia e perone. Il corredo, collocato sopra e a lato dei primi due inumati descritti, consiste in 4 unguentari vitrei, due anelli d’oro, delle perline e amuleti in osso lavorato di una collana, che doveva essere infine arricchita da un pendaglio conformato a protome umana (circa IV-III sec. a.C.). Il sepolcro fu parzialmente perturbato dalle riaperture di età successiva; i corpi non si presentano in perfetta connessione anatomica e risultano carenti di buona parte delle ossa. Le sepolture erano infatti coperte da livelli di riempimento terrosi che hanno restituito numeroso materiale di età romana misto a ceramica di età punica.
- Alessandro Mazzariol - Università degli Studi di Padova - Dipartimento dei Beni Culturali  
- Simone Dilaria -Università degli Studi di Padova - Dipartimento dei Beni Culturali 
- Filippo Carraro - Università degli Studi di Padova - Dipartimento dei Beni Culturali 
- Eliana Bridi - Università degli Studi di Padova - Dipartimento dei Beni Culturali 
Director
- Jacopo Bonetto Università degli Studi di Padova - Dipartimento dei Beni Culturali
Team
- Luca Zamparo - Università degli Studi di Padova - Dipartimento dei Beni Culturali
Research Body
- Università degli Studi di Padova - Dipartimento dei Beni Culturali
Funding Body
- Comune di Pula